Il tesoretto? Per l'autostrada di Gheddafi

di Gerardo Pelosi

Del 24 aprile 2007 da Il Sole 24 Ore

La "normalizzazione" dei rapporti con la Libia, la ripresa dei contratti petroliferi e l'accettazione, da parte di Tripoli, di misure per impedire l'immigrazione clandestina verso le coste italiane potrebbero costare molto più del previsto ai contribuenti italiani investendo perfino l'utilizzo del cosiddetto "tesoretto". Mentre la II sezione quater del Tar del Lazio ha confermato ieri la legittimità del decreto ministeriale con il quale viene stabilita la restituzione della Venere di Cirene alla Libia, si vanno precisando i dettagli dell'incontro di Pasqua a Tripoli tra il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema e il leader libico, Muammar Gheddafì. Il 6 aprile scorso, se­condo quanto riferito dall'agenzia libica Jana, D'Alema avrebbe «aggiornato Gheddafi sulle mi­sure adottate dal Governo italiano per arrivare alla messa in atto dei punti ancora non applicati della dichiarazione congiunta italo-libica (1998) e della grande iniziativa che è la costruzione di una strada da Ras Jdir ad Assalum offerta dall'Italia al popolo libico nell'ambito dei risarcimen­ti necessari per chiudere con il periodo coloniale».

Si tratta del cosiddetto "grande gesto" consistente in una strada litoranea che andrebbe fino al confine con la Tunisia del valore superiore ai tre miliardi di euro promessa a Gheddafì dall'ex premier, Silvio Berlusconi e confermata dall'attuale esecutivo. La novità sta nel fatto che D'Alema, dopo l'incontro di Pasqua con Gheddafì, avrebbe pensato di utilizzare parte dell'extra-gettito (il cosiddetto "tesoretto") per finanziare l'opera faraonica costruita sul tracciato dell'ex via Balbia. Al ritorno dal viaggio, il vicepremier avrebbe contattato il responsabile dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, sottoponendogli il quesito: si può utilizzare il "tesoretto" per finanziare l'autostrada di Gheddafi con i 2,5 miliardi disponibili (gli altri 7,5 sono destinati a ridurre il debito)? I tecnici della Ragioneria si sono messi al lavoro ma il primo ostacolo lo hanno trovato nel comma 4 della Finanziaria secondo il quale l'eccedenza del gettito deve essere utilizzata per riduzioni della pressione fiscale e per misure a favore delle famiglie. Servirebbe quindi un atto con forza di legge per prevedere una modifica della Finanziaria. Ma poiché non si tratterebbe di un finanziamento in unica soluzione l'alternativa potrebbe essere iscrivere lo stanziamento nella tabella B della Finanziaria 2008 nel fondo speciale di conto capitale destinato a risorse per provvedimenti futuri. Non è detto, però, che Gheddafì si accontenti dell'ennesima promessa. Tra chi di certo non condividerà l'ipotesi vi sono i parenti ed eredi dei 20mila italiani espulsi dalla Libia nel '70 contestualmente alla presa del potere di Gheddafi. Famiglie che lasciarono beni accertati per 400 miliardi di lire dell'epoca. Dagli anni 80 gli esuli furono risarciti con 300 miliardi di lire ma, attualizzando i beni perduti, vi sarebbero ancora da versare 3 miliardi di euro, cifra pari al valore dell'autostrada. «Il Governo — commenta Giovanna Ortu, presidente dell'Airl, associazione italiani rimpatriati dalla Libia — si è però sempre guardato bene dal rivendicare le nostre ragioni per contrastare le prete se del regime libico».

 

 

 

 

 

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