Atto di diffida contro Gheddafi: risarcisca i cittadini italiani espulsi

di Dimitri Buffa

Del 2 aprile 2006 da La Padania

Niente soldi alla Libia se non verranno risarciti sia i cittadini italiani espulsi dall'oggi al domani nel settembre 1969 dopo il colpo di Stato di Gheddafi sia le imprese che si sono fidate a fare affari dopo quella data ma che non sono mai state pagate. Prima di «chiudere definitivamente il capitolo storico del passato coloniale, anche con misure altamente significative, oltre a quelle già eseguite o in corso di esecuzione, da concordare con la parte libica, che diano il segno dell'amicizia tra i due popoli» (come recita il recente protocollo di «deliberato di intenti» siglato in fretta e furia lo scorso 23 febbraio dalla Farnesina per chiudere la bocca al colonnello che aveva sobillato la piazza con il pretesto della maglietta con le vignette esibita dall'ex ministro per le riforme Roberto Calderoli durante un'intervista al Tg1 di Clemente Mimun) bisogna che Gheddafi o chi per lui, magari lo stesso Stato italiano, riconosca gli indennizzi dovuti ai rimpatriati dalla Libia nel 1970, la cui associazione è gestita da Giovanna Ortu, nonchè le 119 imprese costituitesi in consorzio sotto la presidenza di Leone Massa. Lo chiedono in due distinte diffide dall'identico contenuto e redatte dagli stessi collegi legali quelli guidati dagli avvocati Giovanni Romano e Paola Genito del foro di Benevento i suddetti legali rappresentanti delle due associazioni che riuniscono le vittime italiane di Gheddafi, semplici cittadini o imprenditori che siano. Detta diffida è stata notificata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo scorso 17 marzo e ieri l'iniziativa è stata resa pubblica. Una brutta gatta da pelare per chiunque vinca le elezioni. Sì perché a fare l'anticamera nella tenda beduina di Gheddafi nel corso degli ultimi quindici anni ci sono andati in tanti. D'Alema lo hanno fatto attendere per un'intera nottata. E nessuno però ha mai pensato di rinfacciare a Gheddafi, durante le ripetute richieste di risarcimento del «passato coloniale», le inadempienze e le prepotenze che sono molto più recenti da parte di libici contro italiani. Nell'atto di diffida si legge tra l'altro che «a fronte della mancata soddisfazione delle proprie pretese creditorie, gli esponenti hanno tentato invano di conseguire quanto dovuto, attraverso le azioni esecutive consentite dalla normativa italiana, resa peraltro ad hoc inoperante ed inefficace sia da un provvedimento governativo individuato nel cd. D.M. Vassalli del 25 marzo 1989, che da un accordo internazionale del 2002, intercorso tra Italia e Libia, concluso in forma semplificata dal Governo italiano». Alcune delle imprese facenti capo all'Airil, ed, in particolare, Sirman srl, San Marco Spa, Mediterraneum Joint venture, Morino Upam srl, Selexport, Mosa Spa, Pezzullo industrie zootecniche, Lineaflex Spa, Boldrin Marino sas, Aemi snc, Aemi International srl, Bertinetti Group Usa Ltd, Artemisia in persona dei propri rappresentanti p.t. e l'Ing. M. R. Morino, hanno avviato un'azione legale innanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo ed alla Commissione europea in danno dell'Italia per aver posto sub condicione del previo pagamento dei danni da guerra in favore della Libia, il via libera al trasferimento da parte di quest'ultima verso l'Italia dei crediti vantati e riconosciuti dalle imprese di cui sopra. In pratica lo Stato italiano si è venduto i crediti dei propri singoli cittadini e imprenditori a Gheddafi in cambio di trattamenti di favore dal lato energetico e con il segreto intento di chiudere sulla pelle di questi sfortunati il contenzioso eterno con la Libia sui danni dell'occupazione coloniale. Se si pensa che gli internati italiani nei lager di Hitler non hanno mai ricevuto una lira dalla Germania e che Schroeder nel 2002 ha varato una legge per contingentare a poche migliaia di euro a testa il risarcimento dovuto, si ha un'idea della paradossalità della cosa. All'Italia i suoi cittadini, imprenditori e non, rimproverano di non avere mai denunciato all'Onu la violazione del Trattato italo - libico del 1956. Brutta immagine quella di uno Stato debole con i prepotenti come Gheddafi e forte, anzi spietato, con i deboli come le sue vittime italiane.

 

 

 

 

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