Il ministro libico per la sicurezza: non vogliamo proteggere noi le vostre coste, abbiamo 9 mila chilometri di confine

di Alessandra Arachi

Del 23 ottobre 2003 da Corriere della Sera

RABAT (Marocco) - Il Maghreb e l’Europa, cinque Paesi a confronto con altri cinque, l’Italia per noi, insieme a Francia, Spagna, Portogallo, Tunisia. Mentre le carrette della disperazione continuano ad affondare nello specchio dei nostri mari, qui in Marocco, a Rabat, ci ha pensato l’Oim, l’Organizzazione internazionale per la migrazione, a riunire intorno a un tavolo i Paesi interessati per cercare soluzioni a questo dramma. È la seconda conferenza, ma è la prima con carattere operativo: una delle idee è di creare una Interpol mediterranea, ovvero organizzare la collaborazione di tutte le forze di sicurezza dei Paesi.
«Ma non è così, non è con la polizia che si risolve questo problema».
Mohamed Mesrati è il ministro libico per la giustizia e la sicurezza. Per capire: l’omologo del nostro ministero dell’Interno.
Monsieur Mesrati, ma le carrette continuano a partire ogni giorno, proprio dalle vostre coste della Libia. Cosa pensate di fare?
«Noi mica vogliamo guardare le vostre coste per voi. Il problema dell’immigrazione clandestina deve essere risolto nel suo complesso. Servono tanti soldi e tanti aiuti da portare nei Paesi d’origine. Non la polizia».
Ma c’è gente disperata che continua a morire in mare. Tanta gente. E’ un’emergenza, un dramma.
«E noi in Libia tutto il tempo guardiamo a questo problema, partecipiamo a tutte le conferenze, cerchiamo soluzioni».
E dunque? In luglio avete fatto anche un accordo con il nostro Paese. Il ministro dell’Interno italiano è venuto da voi per concordare una strategia per la lotta all’immigrazione clandestina. Un accordo dai termini segreti...
«Segreti? Non c’è nulla di segreto in quell’accordo».
Non avete chiesto voi la segretezza?
«Affatto».
E allora? Cosa avete deciso?
«Cosa stiamo ancora decidendo si deve dire. Il problema è vasto e complesso. Dopo l’accordo di luglio la vostra polizia italiana in agosto è venuta in Libia per studiare la situazione. Poi ci siamo di nuovo incontrati a fine settembre a Malta con il ministro Pisanu e, ancora, la prossima settimana verrà una delegazione a parlare di nuovo con voi».
E alla fine? Cosa avete deciso per i controlli delle coste?
«Controlli? Ma avete presente come è fatta la Libia?».
In che senso?
«In Libia ci sono 2 mila chilometri di coste sul mare e altri 7 mila chilometri di confini desertici. Neanche se decidessimo di mettere tutti e 5 i milioni di libici a fare da guardia a questi confini saremmo capaci di controllarli. È dal 1970 che la Libia ha cominciato ad avere problemi con l’immigrazione illegale da parte di tutta l’Africa. Abbiamo speso un sacco di soldi, abbiamo provato in tutti i modi, abbiamo sempre fallito».
Ma adesso avete idea di quante persone siano in Libia pronte per partire dalla vostre coste?
«No, assolutamente».
E dunque adesso cosa pensate di fare? Cosa state decidendo con l’Italia?
«Abbiamo bisogno di soldi, tanti soldi e di mezzi e di tanto hi-tech. Una nostra commissione tecnica ha preparato una lunga lista per l’Italia di ciò che ci serve: elicotteri, binocoli, radar. Ma c’è il problema dell’embargo con l’Unione Europea. Abbiamo chiesto per questo all’Italia di farsi portavoce in Europa».
Ma se riusciste mai ad avere tutti questi mezzi, allora sareste capaci di controllare le vostre coste, i vostri confini desertici? Sareste in grado di controllare l’immigrazione clandestina?
«Qualsiasi programma di sicurezza non sarà mai sufficiente».

 

 

 

 

Galleria Immagini
Decennale AIRIL

Contatti

Sede Legale

Via Sistina, 121 - 00187 - Roma
(c/o DayOffice)

tel: 06-47818521 - fax: 06-47818444
email: presidenza@airil.it