La prima volta in Libia del made in Italy

di Luigi Spezia

Del 15 settembre 2008 da La Repubblica

Una fiera a Tripoli con aziende italiane e libiche. Da un pezzo la Libia non è più lo «scatolone di sabbia» come la definiva Gaetano Salvemini e dopo l’accordo BerlusconiGheddafi tramonta anche il ricordo del «bel suol d’amore» della conquista giolittiana e poi fascista. Oggi la Libia è una sterminata occasione di investimento e lavoro per le imprese italiane. La prima fiera campionaria italiana si terrà dal 2 al 7 novembre, promossa dalla Camera di Commercio italolibica, ufficialmente riconosciuta dal ministero dello Sviluppo Economico «e porta d’ingresso sia per il mercato libico sia per quello italiano». «Attualmente la Libia è una straordinaria occasione per concludere affari — dice l’avvocato bolognese Antonio De Capoa, instancabile presidente della Camera mista — La Libia viaggia con un aumento del pil annuale a due cifre e non va dimenticato che è la porta per l’Africa, che sta avendo una stagione di sviluppo incredibile». 
Oltre ai classici stand, questa fiera avrà una fitta agenda di incontri tra aziende italiane e libiche, pubbliche e private. Secondo i dati Istat del 2007 l’interscambio tra i due paesi è di 15,6 miliardi di euro, con un incremento dell’11 per cento sul 2006. Oltre 14 miliardi sono le esportazioni libiche, salite del 10 per cento con petrolio e gas, mentre le esportazioni italiane valgono 1,63 miliardi, più 16 per cento in un anno.
L’avvocato De Capoa assicura che alla Fiera di Tripoli «l’unica bilaterale che coinvolga l’Italia in tutto il Nordafrica» sarà presente «la crema» dell’industria italiana nei settori della meccanica, nuove tecnologie e infrastrutture. Ma il lavoro italiano in Libia ha già messo piede. Secondo i dati diffusi dall’Istituto nazionale per il Commercio Estero, in quel paese operano 70 imprese soprattutto nel settore energetico (Eni Oil e Eni Gas), infrastrutture, meccanica, costruzioni. Oltre l’Eni, altro grande investitore è Iveco e tra le imprese più attive ci sono Bonatti, GarboliConicos, Maltauro, Enterprise per i lavori civili, Martini Silos e Mangimi per i mangimi, Tarros, Messina per i trasporti, Technofrigo e Ocrim per la meccanica industriale, Telecom e Pirelli. Ma hanno ottenuto commesse Sirti (con Alcatel), AugustaWestland, Alenia Aermacchi, Impregilo e Trevi, che sta costruendo il nuovo Hotel Al Ghazala al centro della capitale.
Più timido l’investimento da parte di piccole e medie aziende. «Il governo libico sta favorendo lo sviluppo del settore nonoil e ha eccezionali disponibilità valutarie derivanti dalla vendita del petrolio. Occorre che il sistema Italia si sforzi di far conoscere al mercato italiano le grandi potenzialità del mercato libico». In Libia si comincia a costruire di tutto, dalle autostrade, alle centrali elettriche, alle strutture turistiche, alle telecomunicazioni, con investimenti previsti pari a 150 miliardi di euro che saranno spesi prevalentemente prima del settembre 2009, che corrisponde al 40esimo anniversario della Rivoluzione. Opportunità anche nelle attrezzature per la pesca e nelle reti ferroviarie. «E’ necessario suggerisce l’Ice che le aziende si presentino alle autorità libiche per l’assegnazione dei lavori prima che siano esauriti».

 

 

 

 

Galleria Immagini
Decennale AIRIL

Contatti

Sede Legale

Via Sistina, 121 - 00187 - Roma
(c/o DayOffice)

tel: 06-47818521 - fax: 06-47818444
email: presidenza@airil.it