Le grida del silenzio degli italiani che hanno subito i soprusi di Gheddafi

di Magdi Allam

Del 2 settembre 2008 da Il Sole 24 Ore

Storie di sofferenza umana causate dalle pretese di Tripoli. Storie su cui l'Italia dovrebbe soffermarsi un attimo e meditare
autore:  Andrea Sartori (Insegnante)

Oggi sfogliando i giornali mi sono imbattuto in un articolo interessante sullo ''storico'' accordo tra l'Italia e il satrapo della Libia: è una testimonianza che si trova sulla prima pagine de ''Il Sole-24 Ore'': il pezzo è firmato da Alessandro Milan e rende bene l'idea di che razza di uomo sia il dittatore della Libia cui Berlusconi ha stretto le mani: il titolo è: ''Io, imprenditore espropriato da Gheddafi e mai risarcito''. La testimonianza è di Leone Massa, napoletano, 76 anni, imprenditore che rimase vittima dell'iniqua pretesa di Gheddafi riguardo i ''danni coloniali''. L'articolo è breve ma mostra cosa c'è davvero dietro lo ''storico'' accordo tra Berlusconi e Gheddafi. Ci sono storie di sofferenza, di italiani scaraventati fuori dalla Libia e mai più risarciti. Leone Massa, che racconta la sua storia al ''Sole'', presiede l'associazione italiana per i rapporti italo-libici e dal 2000 porta avanti la battaglia di 21 aziende italiane creditrici per oltre 250 milioni di euro. Denaro frutto di commesse mai incassate o di strutture sequestrate dal dittatore di Tripoli tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, quando il colonnello si inventò questa fola dei ''danni coloniali''. Massa all'epoca era il titolare di un'impresa che costruiva impianti elevatori. Sentiamo la voce di Massa, così come riportata da Milan sul quotidiano di Confindustria: ''Io ho lavorato bene in Libia fino al 1982, poi mi sono state sequestrate le strutture da un giorno all'altro. In quel momento avevo commesse per 1 milione e 152mila dollari''. Leone Massa ha portato avanti la sua causa anche nei tribunali della Libia e la Corte Suprema gli diede addirittura ragione riconoscendogli crediti per 407mila dollari ''anche se me ne spetterebbero 951mila - dice Massa - ma la verità è che non ho ancora ottenuto nulla''.

Leone Massa racconta storie di imprenditori italiani la cui vita è stata letteralmente distrutta da Gheddafi: ''Un imprenditore, dopo che gli fu sequestrato tutto, tornò in Italia e venne rimproverato dalla famiglia che si trovò improvvisamente sul lastrico. Ha finito i suoi giorni come un barbone alla stazione Termini. Ne ricordo un altro di Figline Valdarno: i libici gli presero tutto e lo misero in carcere tre anni e mezzo con l'accusa di concussione. Tornato in Italia, poco dopo si tolse la vita. Conservo ancora l'ultima lettera in cui mi scrisse ''Lunedì prossimo compra la Nazione'' dove avrei letto la notizia del suo tragico gesto. E che dire di Edoardo Seliciato: lavorava a Tobruk quando fu arrestato e accusato di attentare alla vita di Gheddafi. Sua moglie si incatenò davanti alla Farnesina e alla fine il governo italiano riuscì a farlo tornare ma in cambio concedemmo la libertà a tre libici. Seliciato non si è più ripreso da quell'esperienza traumatica ed è ancora oggi in cura''. Queste testimonianze di Massa dovrebbero far capire chi è l'uomo cui Berlusconi ha dati 5 miliardi e passa di dollari per la costruzione di un'autostrada. Questo è il protagonista dell'accordo definito ''storico''. Questo è l'uomo definito dai media ''leader''. Perchè usare la parola inglese ''leader'' quando abbiamo in italiano tanti termini più adatti a definire Gheddafi, quali dittatore, satrapo, despota, bandito? Ma ci illudiamo realmente che quest'uomo che ha fatto della doppiezza una ragione di vita sia sincero? Questo signore ch insegue un sogno panafricano e che si è fatto incoronare ''Re dei re d'Africa'' da 200 capotribù?

Gheddafi dice che l'Italia non è più fascista. Ma lui cosa sarebbe? Lui che va in giro sempre in uniforme, che spezza le gambe ad ogni opposizione, che coltiva un'ambizione egemonica sul Continente nero e esalta il nazionalismo arabo-islamico, non è forse quanto di più vicino ci possa essere alla definizione di ''fascista''? L'Italia ha voltato pagina da sessant'anni, in Libia sembrano aleggiare i fantasmi della cerimonia della ''spada dell'islam'' solo che ora non è più Mussolini ad impugnarla, in quel di Tripoli. Massa è profondamente deluso da questo accordo sui ''danni coloniali'' che Gheddafi si è inventato per ricattarci.
Cosa ne pensa Leone Massa dello ''storico'' accordo? Riportiamo ancora una volta le sue parole a Milan: ''Dire che sono arrabbiato è poco. Sa, io non mi sono mai piegato. Nel 1969, quando la camorra mi occupò uno stabilimento, denunciai tutto in Procura e un anno dopo il mio fascicolo sparì. Da allora ho capito che devi sempre tenere la schienza diritta. E ho capito un'altra cosa: se paghi una volta, come fa ora l'Italia con la Libia, finirai per pagare sempre''.
Niente da aggiungere. Parole sante.

 

 

 

 

 

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