D'Alema da Gheddafi prove di pacificazione

di Giacomo Galeazzi

Del 10 aprile 2007 da La Stampa

Un'autostrada per rilanciare l'intesa Roma-Tripoli. Chiudere definitivamente la pagina coloniale e guardare al futuro in un'ottica di cooperazione: dopo rincontro di Pasqua tra il ministro degli Esteri Massimo D'Alema e il leader libico Muhammar Gheddafi, l'orizzonte degli altalenanti rapporti tra Roma e Tri­poli sembra più sereno grazie anche al progetto per la costruzione di una strada costiera attraverso tutto il territorio libico da Est a Ovest. «Un'infrastruttura offerta dall'Italia al popolo della Libia nell'ambito dello schema di compensazione per il passato periodo colonialista», annunciano le autorità libiche. Un progetto, quello di costruzione della litoranea tra Ras Jdeir e Assaloum, di cui si è già parlato più volte in passato, in occasione di una serie di incontri con le autorità italiane, durante i quali Gheddafi ha sottolineato costantemente i danni subiti dal suo Paese a causa del passato coloniale dell'Italia fascista e ha chiesto a Roma un impegno concreto per offrire a Tripoli un sostanzioso indennizzo. La richiesta libica si concentra da anni sulla ricostruzione dell'antica via Balbia, superstrada che univa Tripoli a Bengasi, costruita nel periodo di dominio coloniale italiano sulla Libia, durante il governatorato di Italo Balbo. Si tratta di un'opera imponente, che richiede uno sforzo finanziario ingente, da sempre considerata onerosa da Palazzo Chigi. Ma, d'altra parte, quello dei rapporti con la Libia è un dossier delicatissimo: il Paese nordafricano è uno dei maggiori fornitori di idrocarburi all'Italia nonché punto di raccolta e partenza di migliaia di immigrati illegali verso le coste siciliane. Ora, con le aperture di D'Alema, potrebbe essere in dirittura d'arrivo il paziente lavoro di ricucitura delle relazioni bilaterali in cui la diplomazia italiana è stata impegnata per decenni. Sulle questioni aperte (interessi economici degli italiani in Libia, contenzioso sui beni degli ex residenti e realizzazione di infrastrutture) sarà istituita una commissione mista sotto la responsabilità dei due ministeri degli Esteri. Non è la prima volta che D'Alema e Gheddafi si incontrano. Il responsabile della Farnesina, allora presidente del Consiglio, ha un lungo colloquio con il leader libico nel dicembre 1999 (tre ore sotto una tenda al centro della caserma Baba al Azizia, alla periferia della capitale). D'Alema incontra di nuovo Gheddafi nel novembre scorso. Al centro del colloquio anche «il contenzioso che si trascina da molti anni sul problema delle compensazioni e delle soluzioni possibili».

Da Andreotti a Berlusconi

Dopo decenni di contrasti, il grande passo nella ripresa delle relazioni è il viaggio del presidente del Consiglio Andreotti a Tripoli il 15 novembre 78. Ghed­dafi ribadì che la Libia non riconosceva gli accordi fir­mati dal deposto re Idriss. Nel dicembre '99 il presidente del Consiglio D'Alema è ospite sotto la tenda del colonnello a Tripoli: è la prima visita di un capo di governo occidentale dal '92, anno delle sanzioni imposte dall'Onu per l'attentato terroristico di Lockerbie. Nel marzo 2006 il colonnello chiede come riparazione «un grande gesto, significativo e non simbolico». A fine mese il presidente del Consiglio Berlusconi dice: «Credo che quest'opera si possa e si debba fare».

 

 

 

 

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