Quegli «amici» italiani del Colonnello

di Maurizio Caprara

Del 15 maggio 2007 da Corriere della Sera

C' è un motivo per il quale è stato Romano Prodi a rivelare al mondo che la salute di Muammar el Gheddafi non era così pessima come veniva descritto ieri mattina nel circuito planetario dell' informazione. Anche se i rapporti dell' Italia con la «Gran Giamahiria araba libica popolare socialista», il nome dato alla Libia dal Colonnello che rovesciò re Idris nel 1969, sono soggetti a periodici progressi e retromarce, la qualità media resta superiore a quella di Tripoli con altre capitali occidentali. Per Prodi, in particolare, il «Leader della Rivoluzione» ha una predilezione che spiega la frequenza dei contatti. Fu l' attuale presidente del Consiglio italiano, da presidente della Commissione europea, a invitare a Bruxelles il Colonnello. Quella visita del 27 aprile 2004 permise al beduino dall' indole ribelle che nel 1986 aveva turbato gli Usa fino ad attrarne i bombardamenti, e che dopo la Seconda guerra in Iraq aveva rinunciato ai programmi per armi di sterminio, di superare platealmente l' era del cordone sanitario steso nei suoi confronti dopo la strage di Lockerbie e i sostegni a gruppi dal mitra facile. «Ho cercato con insistenza di portare Gheddafi a dialogare con l' Europa. La Libia vuole integrarsi nella comunità internazionale», dichiarò il Professore dopo aver offerto al Leader una colazione con agnello, acqua e succo d' arancia, senza vino in rispetto dei dettami islamici, e avergli regalato una stilografica. Più tardi, e non fu un caso, Prodi andò in vacanza in Libia. Il Colonnello lo fece parlare al congresso dei Comitati popolari. Ma il presidente del Consiglio non è il solo italiano ritenuto amico nella Giamahiria. Anche Massimo D' Alema, in aprile, ha trascorso un po' di ferie lì. Se le vacanze nella Giamahiria non sono una scelta fortuita per Marta Marzotto, che ha motivo di preferirla ad altri Paesi del Maghreb perché è in ottimi rapporti con Seif el Islam, il figlio più politico del Leader, ed è di casa al punto di essere stata al matrimonio di Aisha Gheddafi, la figlia, figuriamo quanto possono esserlo per un ministro degli Esteri. Tant' è che a Pasqua D' Alema ha trascorso la serata a Bab el Azizia, la residenza del Colonnello in una caserma circondata da muraglioni e filo spinato che conserva ancora le macerie del palazzo fatto bombardare da Ronald Reagan. C' è stato l' amministratore delegato dell' Eni Paolo Scaroni, in Libia, di recente. Per il nostro Paese lo Stato del Colonnello, del quale siamo il primo partner economico, è il secondo fornitore di materie prime energetiche, a cominciare dal petrolio. Ce ne dà il 18% di quante ne consumiamo. Trenitalia e costruttori dell' Ance, assistiti da Farnesina e ministero dei Trasporti, preparano una missione a Tripoli per giugno: la Giamahiria ha in programma investimenti per una ferrovia da Nord a Sud. Tra i politici, Gheddafi, che definisce Francesco Cossiga «un uomo saggio» ed è stato aiutato da Giulio Andreotti e Lamberto Dini, non nasconde da tempo le preferenze per Prodi. «Chiaro, serio, interessato del Mediterraneo», lo giudicò in un' intervista a Ilaria D' Amico per Sky Tg24 nella quale osservò che Silvio Berlusconi, benché «amico», «forse è più portato per le barzellette». Ma le simpatie del Leader non si fermano ai confini dell' Ulivo. Da ministro dell' Interno, Giuseppe Pisanu, ha visitato la Libia una dozzina di volte. E per presentare un libro di poesie e novelle di Gheddafi, Fuga all' inferno e altre storie, edito da Manifestolibri, Valentino Parlato, comunista nato a Tripoli, scelse Pisanu, di Forza Italia. Pisanu e il sindaco di Roma Walter Veltroni. 

 

 

 

 

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