Gheddafi jr promette la fine della rivoluzione

di Adriano Pretinassi

Del 1 settembre 2006 da Gazzetta del Sud

A quarant'anni dal colpo di Stato con cui l'allora capitano Muammar Gheddafi rovesciò il re Idris I, un altro compito "rivoluzionario" potrebbe spettare al figlio del leader libico, Seif Al-Islam: dichiarare la fine della rivoluzione e intraprendere un processo di modernizzazione della Libia sull'esempio dei paesi occidentali. Intervistato da una televisione libica in vista dell'anniversario dell'avvento al potere di Gheddafi, il figlio del colonnello indicato come successore del padre alla guida del paese, ha criticato aspramente sia il modello di società che la gestione del potere in Libia. Seif Al- Islam, che oggi ricopre un importante ruolo pubblico e diplomatico come «Leader fraterno e guida della rivoluzione», ha dichiarato: «Smettiamola di prenderci in giro, quello in cui viviamo non è un paradiso, visto che i dirigenti pubblici si comportano come se fossero i proprietari dello Stato che amministrano». Dopo decenni spesi privilegiando le relazioni con l'Unione Sovietica, dando impulso ai temi dell'agenda panarabica, appoggiando i movimenti di liberazione nazionale africani, il regime di Gheddafi cambiò rotta a partire dal dicembre del 2003, quando rinunciò al programma di sviluppo di armi di distruzione di massa e decise di pagare le compensazioni alle vittime degli attentati aerei dei quali era ritenuto responsabile, tra cui quello di Lockerbie in Scozia. La Libia, che vive principalmente degli introiti del petrolio, ha un disperato bisogno di investimenti esteri, visto il suo tasso di disoccupazione, che si aggira intorno al 13 per cento, e lo stato in cui versa il suo apparato industriale e infrastrutturale. Le priorità, per Seif Al-Islam, sono «la privatizzazione delle imprese, delle principali compagnie telefoniche e delle banche». Un cammino certamente non troppo agevole. Inoltre il Paese dovrà «aprire dal prossimo anno le porte anche all'insediamento di banche straniere».

 

 

 

 

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