Usa, la Libia non è più fuorilegge

di Arturo Zampaglione

Del 16 maggio 2006 da La Repubblica

Dopo trent´anni di attacchi verbali, sanzioni commerciali, attentati, bombardamenti e azioni clandestine, gli Stati Uniti hanno deciso di ristabilire piene e normali relazioni diplomatiche con Tripoli, e soprattutto di depennare la Libia dalla lista dei «paesi canaglia» che alimentano il terrorismo internazionale. «È un risultato tangibile della storica decisione presa dai libici nel 2003 di rinunciare al terrorismo e di abbandonare i programmi per le armi di sterminio», ha spiegato il segretario di stato Condoleezza Rice, annunciando ieri la svolta nei rapporti tra Washington e Tripoli. Per un rapporto che rinasce, però, ce n´è un altro che va deteriorandosi. Proprio ieri il Dipartimento di Stato ha annunciato il blocco della vendita di armi al Venezuela di Hugo Chavez, reo di non collaborare nella guerra al terrorismo e di mantenere relazioni troppo strette con l´Iran e con Cuba. Ma torniamo alla Libia: la mossa americana ha tre motivazioni. Innanzitutto, George W. Bush ha voluto premiare il cambiamento di rotta di Muammar Gheddafi e incoraggiare altri paesi a seguire la stessa strada. «La Libia rappresenterà un modello da prendere come esempio», ha detto la Rice, riferendosi ai popoli dell´Iran e della Corea del Nord. La seconda ragione riguarda i rapporti con i paesi arabi: Washington ha voluto dimostrare di non avere pregiudizi, ma di essere pronta a collaborare con tutte le capitali che si impegnano nella lotta contro il terrorismo. Infine c´è la questione del petrolio: il nuovo clima favorirà gli investimenti di compagnie americane nel greggio libico, con la speranza di aumentare le esportazioni dal nord-Africa e calmierare i prezzi del barile. «Per la Libia è un grande giorno», ha esultato l´incaricato d´affari di Gheddafi negli Stati Uniti, Ali Aujali. «Era da tempo che speravamo che tutto ciò accadesse. E non eravamo solo noi libici a volere la svolta, ma gran parte del mondo. È un riconoscimento per il nostro coraggio». Anche Tom Lantos, capogruppo democratico nella commissione Esteri della Camera, si è espresso in modo positivo: «Abbiamo dimostrato agli altri "stati canaglia", e in particolare all´Iran, che hanno molto da guadagnare». Molto meno entusiasta, invece, la reazione dei libici in esilio, che temono un rafforzamento di Gheddafi, e dei familiari delle 270 vittime del volo Panam 103, schiantatosi nel dicembre 1988 vicino a Lockerbie, in Scozia, per una bomba degli 007 di Tripoli. «È una decisione scandalosa», ha detto Susan Cohen, che quel giorno perse una figlia di 20 anni. «È pericoloso premiare i terroristi. L´unico motivo per cui è stato fatto è il petrolio libico». Da quando il giovane colonnello Gheddafi si impadronì del potere, allontanando re Idriss, i rapporti Usa-Libia sono sempre stati burrascosi. Washington richiamò il suo ambasciatore nel 1972. Sette anni dopo chiuse l´ambasciata e mise Tripoli nella lista nera delle capitali «sponsor» del terrorismo. Nel 1981 due caccia libici furono abbattuti dai top-gun del Pentagono. Nel 1986 Reagan ordinò un bombardamento di Tripoli come implicita rappresaglia per l´attentato in una discoteca di Berlino frequentata da soldati americani. Due anni dopo ci fu l´esplosione nei cieli di Lockerbie, la cui responsabilità - a stabilirlo fu un´inchiesta dell´Onu - gravava sulla Libia. Furono così introdotte sanzioni commerciali che bloccarono, di fatto, lo sviluppo economico del paese nord-africano. Nel 1994 Tripoli consegnò due ufficiali della intelligence considerati i responsabili dell´attentato: uno venne assolto, l´altro condannato. La svolta inizia con la caduta di Saddam Hussein: il colonnello si convince - forse per paura di un´azione militare, forse per rompere l´isolamento - che è giunto il momento di fare un gesto conciliante. Così dal 2003 rinuncia ai programmi per la costruzione di armi chimiche e nucleari e si impegna a risarcire le vittime di Lockerbie. Ma soprattutto, comincia a collaborare attivamente con inglesi e americani nella lotta al terrorismo, in particolare svelando l´aiuto ricevuto dallo scienziato pakistano Khan per i programmi nucleari. Di lì a poco Washington sospenderà le sanzioni. Ieri, l´atto finale.

 

 

 

 

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