Quasi un secolo di duri contrasti

Del 1 aprile 2006 da Il Tempo

LA CONTROVERSIA che dura ormai da quasi un secolo tra Italia e Libia s'inizia con la guerra italo-turca o Guerra di Libia. Il 28 settembre 1911 l'esercito del Regno d'Italia comincia le operazioni in Tripolitania e Cirenaica contro le truppe dell'Impero Ottomano. Il 23 ottobre 1911, il capitano Carlo Maria Piazza sorvola le linee turche e il 1 novembre viene sganciata la prima bomba aerea, grande come un'arancia, contro le truppe turche. La guerra terminò con la presa di Tripoli e il 18 ottobre 1912 fu firmato il Trattato di Ouchy che cedeva all'Italia i territori libici. Il 22 gennaio 1943, dopo aver sconfitto le truppe nazifasciste ad El-Alamein, la Gran Bretagna pose la Libia sotto la sua dominazione che si prolungò fino alla risoluzione dell'Onu del 15 dicembre 1950 con la quale la Libia divenne indipendente. I rapporti fra la Repubblica Italiana e la neonata monarchia libica vengono regolati nell'ottobre 1956 con un trattato bilaterale (ratificato in Italia nel '57) che prevede un accordo di collaborazione economica e regola in via definitiva tutte le questioni fra i due Stati derivanti dalla risoluzione Onu. L'Italia si impegnò a trasferire alla Libia tutti i beni demaniali e, a saldo di qualunque pretesa, corrispose al governo di Tripoli la somma di 5 milioni di sterline. Lo stesso trattato assicurava la permanenza della comunità italiana residente nel Paese garantendo i diritti previdenziali e di proprietà . L'avvento di Gheddafi grazie al colpo di Stato del primo settembre 1969 porta all'adozione di misure più restrittive nei confronti della collettività italiana, fino al decreto di confisca del 21 luglio 1970 emanato per «restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori». Gli italiani furono costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre del '70. Contemporaneamente il regime requisì anche i beni lasciati dagli ebrei presi in custodia dopo la guerra dei sei giorni del 1967. A fronte delle pretese avanzate dai rimpatriati dalla Libia il governo italiano pagò indennizzi per una somma complessiva di 288 miliardi di lire. L'accordo italo-libico siglato nel luglio 1998 dal ministro Dini e dal suo omologo Muntasser ha affrontato ogni contenzioso tra i due Paesi. Con questo trattato il governo italiano ha definitivamente rinunciato a pretendere da parte libica il rispetto del trattato violato e ad esercitare la clausola arbitrale. Nel 2004 le relazione italo-libiche subiscono una nuova battuta d'arresto. In occasione di una visita in Libia, il rais chiede al premier Berlusconi la ricostruzione dell'antica via Balbia, la litoranea lunga 1.700 chilometri costruita da Mussolini. La spesa - secondo stime prudenti - si aggira attorno 3 miliardi di euro, una cifra molto superiore ai 62 milioni di euro del costo dell'ospedale che il primo ministro italiano era pronto a offrire.

 

 

 

 

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