Follia francese: vogliono vendere il nucleare al colonnello Gheddafii

di Francesco Ruggeri

Del 23 marzo 2006 da Libero

Mentre il mondo si mobilita contro l'eventualità di un Iran nucleare, e gli Usa minacciano per la prima volta un attacco preventivo, c'è un altro Paese islamico, molto più vicino all'Italia e all'Occidente, che tra soli 10 giorni avrà libero accesso alla tecnologia atomica. Senza che nessuno porti il caso in consiglio Onu, o prefiguri sanzioni dissuasive. Nel completo silenzio da parte di governi e media. Quel Paese è la Libia, che all'inizio della prossima settimana firmerà un contratto per lo sviluppo del nucleare ad uso civile. A fornirgli tutto il necessario per realizzare dei reattori atomici, notoriamente utilizzabili anche in chiave militare, non sarà qualche stato canaglia del terzo mondo, bensì la civilissima Francia. Già colpevole d'aver venduto in passato quella stessa tecnologia ad altre pericolose dittature musulmane, dall'Iraq al Pakistan all'Iran, oltre che a Israele durante la crisi di Suez. Un azzardo che stavolta potrebbe rivelarsi fatale, considerato che il regime di Gheddafi, come dimostrano i recenti tumulti anti-italiani innescati dai Fratelli musulmani, appare sempre più insidiato dallo sbarco in forze di Al Qaeda nell'area di Bengasi. E se il nucleare, rincorso di nascosto per anni dal Colonnello, cadesse in mani sbagliate, la prima a farne le spese sarebbe proprio l'Italia, bersaglio atavico dei rancori coloniali libici. Stavolta Washington fa il pesce in barile. Occidental e Texaco sono appena tornate in Libia dopo l'embargo. E anche Roma tace: l'import di gas e le carrette del mare consigliano prudenza. Intanto Gheddafi zitto zitto sta per stringere uno storico accordo coi maggiori produttore e distributore mondiali di reattori ed energia nucleare, Areva ed Edf, entrambi francesi. Il negoziato è stato chiuso con successo dal presidente della commissione affari economici dell'assemblea nazionale, il deputato Patrick Ollier del gruppo di amicizia franco libico. Con la benedizione della Cea, Commissione francese energia atomica. I primi contatti datano maggio '05, ma ne aveva discusso già Chirac a Tripoli nel 2004. Visita non casuale la sua, all'indomani della rinuncia da parte del leader libico ai programmi segreti sulle armi di distruzione di massa. Quella che è stata definita la perestroika di Gheddafi era cominciata 5 giorni dopo la cattura di Saddam. A sorpresa il colonnello aprì 10 siti nucleari agli ispettori Onu, i quali scoprirono "uno sviluppo molto aldilà del previsto", tra "centrifughe già completate, e un sito per l'arricchimento dell'uranio". Ma era Gheddafi in persona a confessare nell'autunno '03 la fine del sogno dell'atomica, firmando il trattato di non proliferazione. Un bel sospiro di sollievo per la comunità internazionale, poter togliere la Libia dall'asse del male. Negli anni 80 Tripoli finanziava le bombe sul suolo europeo delle bande terroristiche dell'epoca, Br, Ira, Olp. Quindi fece saltare due aerei, il 747 Panam Londra New York sui cieli di Lockerbie nel 1988 (270 morti) e un DC10 Uta l'anno seguente sul Niger (170 vittime). Il bombardamento deciso da Reagan non modificò l'attitudine canaglia della Jamahiria. Bersaglio preferito l'Italia. Dai misteri di Ustica e di Bologna al lancio di 2 missili scud contro Lampedusa, dall'arresto di 23 pescatori di Mazara del Vallo fino al 'giorno della vendetta'. I recenti disordini contro la nostra ambasciata sono serviti per rilanciare minacciosi proclami, in assenza di un risarcimento per le stragi coloniali fasciste. Ma soprattutto hanno evidenziato il crescente peso del fondamentalismo in Cirenaica. Quanto alla Francia, difende l'accordo sostenendo che l'Aiea sorveglierà. Ma lo stesso affermò nel consegnare il reattore di Osirak a Saddam, sfruttando come anche oggi la proprietà da parte di Areva (con Cogema) della più grande miniera d'uranio del Niger. E dire che Chirac aveva appena affermato il diritto da parte francese di rispondere con le atomiche al terrorismo di stato.

 

 

 

 

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