Accuse alla Libia: «Ormai partono tutti da lì»

di Fabio Albanese

Del 27 luglio 2004 da La Stampa

AGRIGENTO. L'ultimo barcone di disperati è stato avvistato nel Canale di Sicilia col mare forza 5 proprio nei minuti in cui, a Roma, gli ultimi sei clandestini della Cap Anamur venivano imbarcati su un aereo diretto nel Ghana. Altre centinaia di clandestini venivano soccorsi dalle motovedette e portati a Porto Empedocle. A Lampedusa ora è chiaro che l'emergenza clandestini è ricominciata. Solo su quel barcone, raggiunto nel primo pomeriggio 40 miglia a nord di Lampedusa e rimorchiato da una nave della Marina militare verso un tratto di mare più tranquillo per permettere il trasbordo degli immigrati, c'erano 250 persone, tra cui 18 donne e bambini. Da venerdì a Lampedusa sono sbarcati, con arrivi successivi e regolari, altri 535 clandestini. Molti sono stati recuperati in mare, altri bloccati sulla costa, tutti sono ora alloggiati nel Centro di prima accoglienza di Lampedusa organizzato per ricevere solo 190 persone. Un vero fiume in piena di clandestini che porta a ottocento gli arrivi nel solo fine settimana, pare proprio da quella Libia per la quale il ministro Pisanu solo pochi giorni fa, in Parlamento, aveva lanciato un allarme: da lì sono pronti a partire in due milioni, aveva avvertito. Difficile dire se si tratti delle avanguardie di quel temuto mega esodo ma tra gli investigatori c'è il sospetto che le maglie strette in Libia qualche tempo fa dopo l'accordo con l'Italia si siano improvvisamente allargate. Certo, il numero degli sbarchi di quest'anno è ancora basso se raffrontato ai primi sette mesi del 2003; resta però da capire il perchè siano ripresi proprio adesso, anche in condizioni di mare proibitive come in questi giorni. Ora anche la vicenda della Cap Anamur, il rigore dell'Italia adottato per gestire lo sbarco di appena 37 persone, potrebbe essere letta sotto una differente luce. E Pisanu ipotizza il ricorso a foto e impronte digitali per visti e permessi di soggiorno. A Lampedusa, dove i responsabili del Centro dicono che la situazione è sotto controllo perchè tutti i 535 clandestini hanno un materasso su cui dormire, cibo e acqua a sufficienza, si temono ulteriori, massicci arrivi. Le condizioni del tempo di ieri, mare grosso e vento a 30 nodi, hanno fatto rinviare a questo pomeriggio il trasferimento di 280 immigrati verso i centri di Crotone e Bari, via nave o via aereo. Altri dovrebbero restare sull'isola. Per i 250 stipati sul barcone di 18 metri andato in avaria e salvati ieri pomeriggio, è stato invece approntato il Centro di prima accoglienza di Agrigento dove l'arrivo era previsto in nottata, dopo lo sbarco nella vicina Porto Empedocle. La loro è stata una vera e propria odissea: forse si tratta della stessa imbarcazione che era stata segnalata alla capitaneria di porto di Pozzallo, partita dalle coste libiche, sparita nel tratto di mare tra Malta e la Sicilia e ricomparsa a nord delle isole Pelagie. Individuati ieri mattina da un peschereccio, solo nel pomeriggio è stato possibile raggiungere i 250 clandestini, prima da una motovedetta quindi dalla nave Vega, per soccorrerli. Il barcone, con il motore in avaria, era in balìa delle onde. E' stato difficile agganciarlo, complicato e pericoloso trasbordare i clandestini sulle unità di soccorso italiane. I primi 13 sono saliti sulla nave della Marina nel pomeriggio inoltrato, gli altri sono arrivati dopo. Poi la Vega ha fattto rotta verso Porto Empedocle, portando tutti sulla terraferma. Nessuno, tra i soccorritori, si illude però che sia finita qui.

 

 

 

 

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