Lavori in Libia, citato lo Stato Italiano

Del 9 luglio 2004 da Il Messaggero

ROMA - La cifra sembra uscita da uno di quei film in cui tutto è esagerato : 100 milioni di dollari. Che più o meno fanno 2000 miliardi delle veccie lire. Invece la cifra esiste davvero e un manipolo di aziende di tutta Italia le pretende dal Governo Italiano con tanto di Ufficiale Giudiziario. Le aziende sono quattordici in tutto e da anni operano in Libia. Hanno costruito strade, ponti, raffinerie per il petrolio, palazzi e centro sportivi. Hanno fatto le divise sportive per squadre nazionali e persino le magliette con immagini del presidente Gheddafi che furono distribuite a migliaia per il paese al culmine di un operazione mediatica di qualche tempo fa. Ma non sono mai state pagate, arrivando cosi ad accumulare quella cifra da capogiro: circa 100 milioni di dollari. Adesso chiedono quei soldi al Governo Italiano in base ad un trattato tra l'Italia e la Libia dell'Ottobre 2002. In pratica, il nostro paese riconosceva di dover risarcire alla Libia in danni provocati durante il periodo bellico e coloniale e accettava di pareggiare il conto saldando il conto alle imprese italiane che nel frattempo avevano contribuito allo sviluppo di quella nazione. Quel trattato bilaterale prevedeva che i pagamenti sarebbero stati onorati entro il 31 marzo 2003, ma poi sono insorte nuove contestazioni tra la Libia e L'italia sull'ammontare dei danni di guerra. Intanto le aziende, riunite sotto la sigla dell'AIRIL [ associazione italiana per i rapporti italo libici], presiediuta da Leone Massa, si sono rivolte agli avvocati e hanno notificato a Palazzo Chigi un atto di messa in mora. Molte di quelle società sono gia state costrette a licenziare dipendenti : se non avranno i loro soldi rischiano di chiudere i battenti.

 

 

 

 

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