Tripoli: nei porti libici nessuna nave italiana

dal nostro inviato Fiorenza Sarzanini

Del 30 giugno 2003 da Corriere della Sera

PORTO ROTONDO (Sassari) - Mettono a punto i dettagli, ma si occupano soprattutto di tessere nuovamente la tela diplomatica con la Libia, in vista del primo accordo sulla lotta all'immigrazione clandestina che dovrebbe essere siglato mercoledì. Dura oltre tre ore la riunione tra il presidente Berlusconi e il ministro dell'Interno Pisanu a Villa Certosa, in Sardegna. E si apre con la lettura di una dichiarazione rilasciata dal ministro degli Esteri libico Ab-del-Rahman all'Associated Press. I toni non sono affatto distensivi. "La Libia - dichiara il capo della diplomazia - non permetterà pattugliamenti italiani dei propri porti. Non è permesso e è neppure un argomento accettabile per negoziati. Siamo pronti a collabo-rare con l'Italia, ma non a scapito della nostra sovranità".
Quanto basta per avere la conferma che la strada intrapresa è tutta in salita. Questa mattina una delegazione del Viminale, guidata dal prefetto Alessandro Pansa, incontrerà 1 funzionari di Tripoli arrivati a Roma per esaminare gli aspetti tecnici dell'impegno italiano in Nord Africa. La scorsa settimana era stato raggiunto un accordo di massima che prevedeva la presenza di nostri poliziotti sul suolo libico, ai quali sarebbe stato consentito di utilizzare mezzi propri per fermare le partenze dei clandestini. Ma quella bozza è diventata carta straccia dopo l'annuncio dato da Berlusconi al Senato sull'invio dei soldati, che ha irritato fortemente il colonnello Gheddafi e i suoi ministri. La successiva rettifica non è bastata a convincerli che l'Italia avrebbe avuto semplicemente un ruolo di supporto. E dunque tutto è tornato in discussione.
Ieri Berlusconi e Pisanu hanno avuto contatti diretti con la diplomazia libica.
Hanno ribadito quanto assicurato dal titolare del Viminale dopo l'incontro di sabato pomeriggio con il collega francese Nicolas Sarkozy: "La sovranità del vostro Paese non è in discussione e non sarà assolutamente intaccata dalla collaborazione con l'Italia".
Poi hanno convenuto sull'opportunità che la missione venga confermata solo dopo aver ottenuto la garanzia di successo. Quando era alla Farnesina, Berlusconi si era impegnato personalmente in un'azione diplomatica con il colonnello Gheddafi. Ora ribadisce che durante la presidenza del semestre europeo "ci impegneremo affinchè l'embargo imposto dall'Unione venga sospeso o quanto meno alleggerito". Proprio quanto ha sostenuto pubblicamente Pisanu per convincere i libici a collaborare. L'accordo che dovrebbe essere firmato mercoledì è dunque il primo passo di un negoziato più ampio che potrà essere perfezionato e ampliato soltanto se le sanzioni saranno sospese, consentendo la consegna dì quei mezzi - motovedette, camionette ed elicotteri - che la Libia chiede da tempo. E potrebbe prevedere l'invio di alcuni ufficiali di collegamento cui spetterebbe il compito di collaborare all'azione di contrasto alle partenze, segnalando alle autorità italiane i pescherecci che sfuggono ai controlli. In questo modo le imbarcazioni cariche di clandestini potrebbero essere intercettate in acque internazionali e poi respinte.
In attesa di una schiarita, l'opposizione attacca il governo. "Nonostante le tempestive informative dei nostri servizi d'intelligence che paventavano il rischio di un esodo biblico - dichiara l'ex ministro dell'Interno Enzo Bianco, ora presidente del Copaco - la questione è stata affrontata da Berlusconi e Pisanu con grave ritardo". Duro.anche il giudizio del diessino Massimo Brutti: "II presidente del Consiglio si è mosso come un elefante in una cristalleria. Ho forti dubbi che si possano trovare strumenti di intervento al di fuori della cooperazione e del coinvolgimento dell'Unione europea, perché il problema dell'embargo va affrontato con tutti i Paesi della Ue".

 

 

 

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