L' emergenza clandestini

di Raffaele Indolfi

Del 27 giugno 2003 da Il Mattino

Soldati italiani in Libia per contrastare l'immigrazione clandestina. L'annuncio è del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, intervenendo ieri al Senato, ha parlato di un accordo che si accinge a firmare con Gheddafi per l'invio a Tripoli di militari italiani. "Ci stiamo preparando alla firma congiunta di un'accordo che prevede - ha spiegato il premier - l'invio di soldati italiani per il controllo dei porti libici e delle frontiere e che consentirà alle nostre navi di navigare nelle acque libiche". Di un accordo con la Libia aveva parlato anche il ministro dell'Interno Pisanu facendo il punto della lotta all'immigrazione clandestina nel suo intervento, l'altro giorno, alla Camera, annunciando che si sarebbe recato al più presto a Tripoli. Ma il ministro dell'Interno non aveva parlato esplicitamente di invio di soldati come, invece, ha fatto ieri Berlusconi, senza però aggiungere di più. I dettagli dell'operazione sono ancora allo studio come conferma, in serata, un comunicato di Palazzo Chigi precisando che un negoziato è tuttora in corso tra la Farnesina, il Viminale e le autorità libiche per la firma di "un memorandun d'intesa" fra Italia e Libia. Cioè di un accordo che prevede, annucia il comunicato di Palazzo Chigi, "un sostegno dell'Italia nell'addestramento e nella logistica alle autorità libiche competenti per il pattugliamento del mare antistante le coste della Libia", ma anche forme di esercitazioni congiunte a terra e in mare sia "all'interno che all'esterno delle acque territoriali libiche". L'obbiettivo dell'accordo è "la prevenzione e il controllo dei flussi migratori clandestini in partenza dalle coste libiche". Ma da Tripoli fanno però sapere di non aver ricevuto "nessuna comunicazione sull'invio di soldati italiani in Libia, che sono per adesso solo idee della parte italiana". La Libia, dicono a Tripoli, è pronta a collaborare con l'Italia, ma non ritiene possibile il dispiegamento di militari italiani sul suo territorio. "La proposta così come è stata presentata non sembra neppure possa essere discussa", dicono dal ministero degli esteri libico, rinviando ogni intesa all'incontro che avranno, non si sa però ancora quando, con il ministro dell'Ïnterno italiano Pisanu. I contatti con le autorità libiche sono stati avviati nei giorni caldi degli sbarchi a Lampedusa e della polemica politica di questi giorni sull'immigrazione clandestina. L'incaricato d'affati libico è stato convocato alla Farnesina l'altro giorno, il 24, ma ci sono stati anche colloqui diretti fra il presidente del Consiglio ed il colonnello Gheddafi. A renderli noti è stato lo stesso Berlusconi, ieri, nel suo intervento al Senato, quando ha detto che su sua richiesta il colonnello libico aveva provveduto a smantellate un campo di clandestini che si preparavano ad imbarcarsi per l'Italia. Il governo italiano si è deciso ad intervenire sulle autorità libiche per convincerle a collaborare, in particolare, subito dopo l'allarme degli 007 italiani che tengono sotto costante attenzione le coste del Nord-Africa e che hanno denunciato che è proprio il paese di Gheddafi il punto di raccolta e di partenza oggi dell'immigrazione clandestina. E convicere i libici che sperano nell'aiuto dell'Italia per ottenere la fine dell'embargo che li penalizza, non è stato difficile. Così soldati italiani ritorneranno dopo quasi 60 anni nell'ex colonia conquistata agli inizi del '900 dopo una guerra contro i turchi dell'impero ottomanno. Non canteranno stavolta "Tripoli bel suol d'amore/sarai italiana al rombo del cannone...". Ma aiuteranno, come hanno già fatto in Albania, altra ex colonia italiana, le forze di polizia locali a sorvegliare e a tenere sotto controllo quasi duemila chilometri di costa libica. Un'impresa difficilissima per la Marina libica che non ha mezzi necessari, ma che impegnerà quella italiana che, grazie all'accordo che sarà firmato nei prossimi giorni, navigherà anche nelle acque territoriali del paese di Gheddafi. Non da sola, stando all'accordo che si sta definendo, ma in collaborazione con i militari libici.

 

 

 

 

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