L' emergenza clandestini

di Pietro Perone

Del 26 giugno 2003 da Il Mattino

Scandisce parola per parola e sfodera dati nell'aula di Montecitorio, poi passa ai raffronti fra l'Italia e il resto d'Europa cercando di tracciare così i confini esatti del pianeta-immigrazione, fenomeno che "va governato - spiega Beppe Pisanu - con intelligenza e umanità, senza egoismi e paura". Non pronuncia la parola Lega, ma chiede di uscire "da anguste e partigiane polemiche". È intanto l'intera "informativa" in Parlamento a suonare nel complesso come una orgogliosa rivendicazione del lavoro svolto finora a capo del Viminale, posto da cui gli uomini di Bossi vorrebbero cacciarlo. Ribaltata la teoria leghista, secondo cui l'immigrazione è un pericolo: i nuovi arrivati saranno invece una risorsa, "perché - spiega Pisanu - secondo le stime degli industriali ne servono 200mila l'anno prossimo". Non manca il sigillo del Quirinale: in serata Ciampi, da Berlino, ricorda che "nelle province del Nord la mano d'opera di immigrazione è utile per il progresso delle aziende", mentre le polemiche di questi giorni "riflettono - dice i presidente - solo il desiderio di regolare l'immigrazione". Pisanu annuncia infatti che presto sarà in Libia "Paese amico sulle cui frontiere - dice - premono migliaia e migliaia di disperati", quelli che poi stanno approdando da settimane sulle coste di Lampedusa, a bordo di mezzi di fortuna contro cui qualcuno, come Bossi, aveva chiesto di puntare i cannoni: "Nei giorni scorsi - spiega invece il ministro dell'Interno - abbiamo concordato con la Libia iniziative concrete. E l'intensa attività diplomatica condotta personalmente dal presidente Berlusconi ha creato le condizioni per una positiva conclusione politica". La conferma arriva in serata dal ministro degli esteri libico, Hassuna Al Shaush: "Pronti a collaborare con l'Italia e l'Europa - dice - per risolvere questo problema gravissimo". Dialogo dunque con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, consapevoli che il fenomeno dell'immigrazione è questione ben più complessa di quanto appaia, tragica conseguenza di un mondo dove troppi sono i popoli poveri a fronte di una ricchezza concentrata nelle mani di pochi. Applaude l'Ulivo insieme con la Cdl, come pietrificati i deputati leghisti: è il giorno di Beppe Pisanu, sardo di Ittiri, democristiano della scuola di Zaccagnini, passato con Forza Italia nel crollo della prima Repubblica. Nell'aula di Montecitorio risuona così un discorso "d'altri tempi", pervaso dalla testarda necessità di coniugare solidarietà a fermezza; rispetto delle leggi e difesa della vita umana, "avendo - avverte il ministro - una percezione corretta del fenomeno e non viziata né dall'egoismo, né dalla paura". Alle polemiche feroci di questi giorni Pisanu risponde con un appello alla classe dirigente: "Si tratta - avverte - di dominare i fatti con l'intelligenza e non di subirli emotivamente". Quell'emozione che poi tradisce il ministro quando prende la parola l'alleato-nemico Cè. Pisanu esce dall'aula di Montecitorio, poi torna rigirando fra le mani un foglio di carta. Intanto dai banchi della Lega si odono già altre accuse, requisitoria che resta però isolata.

 

 

 

 

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