Convocato l’inviato libico: collaborate sui clandestini

di Maurizio Caprara

Del 25 giugno 2003 da Corriere della Sera

ROMA — Aiutateci a darvi una mano. Dimostrate, con segnali evidenti, che meritate davvero una deroga all'embargo europeo in base al quale non possiamo ancora fornirvi i mezzi utili a frenare i flussi di immigrazione clandestina diretti verso il nostro Paese. Si può riassumere così il messaggio che viene mandato dal governo italiano alla Libia di Muhammar el Gheddafi: Con un'insistenza e un senso di urgenza maggiori rispetto a prima, questo invito è stato rivolto all'incaricato d'affari dell'ambasciata libica a Roma, Abdul-Hamid Zoubi, quando lunedì pomeriggio è stato convocato con discrezione al ministero degli Esteri dal nuovo direttore generale per il Mediterraneo e il Medioriente, Riccardo Sessa. A Tripoli la stessa raccomandazione è stata trasmessa dalla nostra ambasciata alla diplomazia locale.

GLI OSTACOLI — Le resistenze alla richiesta italiana di aprire un varco nel divieto di vendere ai libici materiali in grado dì essere impiegati anche per scopi militari restano consistenti. A cominciare dalle obiezioni della Germania, che in riunioni riservate ha definito prematuro dimenticare l'attentato del 1986 alla discoteca di Berlino Ovest «La Belle». Era frequentata da militari americani, il night nel quale morirono tre persone e ne furono ferite 230. Secondo la magistratura tedesca, furono agenti segreti libici a programmare l'attentato. E anche se in più di un ministero italiano ci si aspetta sull'embargo comprensione dagli Stati Uniti, non è accertato che questa ci sia e non è facile prevedere quando a Bruxelles verrà eventualmente accolta la deroga. Per questo il governo cerca tra i provvedimenti adottabili fin da ora alcune novità che possano ridurre nell'opinione pubblica i timori sollevati dai tanti telegiornali e notiziari dedicati agli sbarchi di clandestini in Sicilia.

PASSI CONCRETI — Qualcosa si starebbe muovendo, nelle ultime ore. Per sancire un accordo di collaborazione contro l'emigrazione illegale già scritto, ma privo al momento di un ufficiale avallo politico in Libia, il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu potrebbe

andare a Tripoli presto. Forse, la settimana prossima. Nel frattempo, attraverso canali dei servizi segreti che ne hanno messo al corrente il Viminale, la Jamahiria avrebbe fatto sapere di aver adottato un provvedimento contro le partenze clandestine. La polizia libica avrebbe smantellato una -baraccopoli con senegalesi, egiziani e nigeriani a Zwara, a un centinaio di chilometri da Tripoli sulla costa vicino alla Tunisia. Prima dell'intervento, il villaggio sarebbe stato usato per concentrare, in attesa delle partenze per l'Italia, un numero di potenziali immigrati che oscillava dai 500 ai 5.000. Tutti gli africani non libici della bidonville senza documenti in regola sarebbero stati espulsi. Misure di questo genere vorrebbe il governo italiano. «La collaborazione della Libia c'è già ed è molto avanzata», diceva ieri mattina il ministro degli Esteri Franco Frattini. «Dobbiamo darci da fare per superare le perplessità di quelli che hanno ancora problemi rispetto a questo Paese», riepilogava. E se per fornire a Muhammar el Gheddafì le motovedette veloci, i radar e i visori termici necessari per individuare di notte le carovane di clandestini occorre aprire un varco nell'embargo, Viminale e Farnesina si stanno concentrando adesso sulle azioni più a portata di mano. Già dai prossimi giorni, nel rispetto del divieto varato dall'Unione europea quando la Jamahiria era accusata di terrorismo, potrebbero essere annunciati pattugliamenti congiunti in mare da parte Ubica e italiana e corsi di formazione del nostro Paese per aggiornare le guardie di frontiera del Colonnello.

FATTORE TEMPO — E' bene comunque tener presente che il fattore tempo non è un'incognita da sottovalutare con la Jamahiria. Mentre il governo Berlusconi deve far fronte alle offensive della Lega contro Pisanu, e punta a tranquillizzare un Paese nel quale il flusso di immigrazione clandestina non è nel complesso superiore a quello degli anni scorsi malgrado risulti più intenso sul versante Sud, Gheddafì non può cancellare la sua scelta di accreditarsi come guida per i diseredati dell'Africa. E la storia dei rapporti tra Libia ed Europa dell'ultimo decennio, benché siano migliorati, è piena di passi avanti seguiti da passi indietro. Dentro l'Ue, una delle obiezioni mosse all'attenuazione dell'embargo riguarda la mancata adesione a pieno titolo di Tripoli al dialogo tra Nord e Sud del Mediterraneo avviato nel 1995 dalla Conferenza dì Barcellona. A quel forum — con 15 Stati europei più undici della sponda meridionale e l'Autorità palestinese — la Libia dichiarò un paio di anni fa di voler partecipare. Poi sostenne che non capiva come ci si potesse riunire anche con Israele, se era in rotta con palestinesi. E rimase più fuori che dentro.

 

 

 

 

 

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