“Dalla Libia arriveranno a migliaia”

di Fiorenza Sarzanini

Del 24 giugno 2003 da Corriere della Sera

Gli investigatori italiani temono che dalla Libia arriveranno migliaia di clan­destini. Dice la Guardia di Finanza: il flusso non si interromperà per tutta l'estate. L'unica contromisura possibi­le: un accordo con gli Stati di prove­nienza, perché collaborino fermando gli immigrati prima che si mettano in mare. Ma un modo per convincere la Li­bia sarebbe quello di alleggerire l'em­bargo. E dagli Stati Uniti è arrivato uno stop al riguardo: è prematuro. Ieri, intanto, nuovi sbarchi a Lampedusa.

• Le polemiche. Dopo gli attacchi del­la Lega (che ne hanno chiesto le dimis­sioni), il ministro dell'Interno Pisanu è stato difeso dal presidènte della Re­pubblica. Ciampi ha incontrato il titola­re del Viminale a Napoli e gli ha manife­stato stima e apprezzamento per il la­voro svolto.

• II vertice. Sempre ieri, il presidente del Consiglio Berlusconi ha cenato con 11 leader della Lega Bossi. C'è stato un avvio d'intesa sulle riforme. Si è parla­to, tra le altre cose, di devolution. n pre­mier ha insistito: si farà, ma nel quadro dell'unità nazionale.

Sono migliaia i disperati che si stanno ammassando sulle coste libiche, in attesa dei pescherecci che devono portarli in Italia. Dopo aver attraversato il deserto, hanno pagato tra i 2.000 e i 7.000 dollari a chi deve traghettarli verso le nostre coste. Restano sulle spiagge per giorni, senza che nessuno tenti di fermarli. «La situazione — spiega il colonnello Antonio Iraso, responsabile del reparto aeronavale della Guardia di Finanza in Sicilia — è davvero drammatica. Le notizie che ci arrivano dal Nordafrica ci dicono che il flusso migratorio non si interromperà almeno per tutta l'estate». Ormai quello degli sbarchi è un bollettino che deve essere aggiornato quotidianamente. E così sarà per i prossimi mesi.

LE CIFRE — Secondo i dati del Viminale dall'inizio dell'anno e fino al 22 giugno sono arrivati 7.752 clandestini, 7.494 dei quali in Sicilia. Rispetto allo stesso periodo del 2002 c'è stato un calo di circa 4.000 persone, ma adesso la preoccupazione di chi gestisce il settore dell'immigrazione riguarda l'etnia di coloro che sono giunti in Italia. Si tratta infatti di persone che provengono dai Paesi più poveri del Corno d'Africa: è impossibile avviare trattative con i governi per convincerli a bloccare le partenze, così come è avvenuto con Tunisia e Marocco. Gli accordi siglati con questi Stati cominciano a dare frutti: i marocchini arrivati in Italia nel 2002 erano 1.840, quest'anno sono stati 330. Ancora più bassa la percentuali dei tunisini, con 94 sbarchi a fronte dei 1.200 approdati nel 2002. Ora però ci sono gli altri: sudanesi, liberiani, ivoriani, ghanesi, mauritani e nigeriani che utilizzano la Libia come area di transito vista l'assenza totale di controlli.

LA DIPLOMAZIA — L'unica possibilità rimane dunque quella di convincere il governo di Tripoli a collaborare. Ma per ottenere il risultato c'è soltanto una strada: sospendere l'embargo e siglare un accordo simile a quello fatto con altri Paesi, ad esempio l'Albania. In cambio della cooperazione per fronteggiare il traffico di essere umani, l’Unione europea dovrebbe impegnarsi a fornire i mezzi e ad addestrare il personale di polizia. L’Italia è pronta a gestire l’operazione,  ma senza l’abolizione delle sanzioni non può fare nulla. Non a caso il ministro degli Esteri libico Hassuna Al Shush ha ribadito ieri la linea del suo governo: “Non accettiamo di essere i soli responsabili del controllo della regione del Mediterraneo. Tutto il mondo sa che non abbiamo i mezzi di osservazione per controllare le nostre frontiere e le nostre coste. In conseguenza delle sanzioni internazionali imposte al nostro Paese, non abbiamo neppure motovedette e aerei”. Ma Washington reputa “prematuro” ogni alleggerimento dell'embargo finché non verrà raggiunto un accordo tra Tripoli e i governi statunitensi e britannico, che comprenda anche i risarcimenti alle vittime dell'attentato di Lockerbie: «Crediamo — ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato Gregg Sullivan — che ora il focus sulla Libia debba rimanere quello di spingerla a rispettare i suoi obblighi internazionali».

I FLUSSI — Gli investigatori  sono convinti che gli sbarchi non siano gestiti da un'organizzazione criminale, così come accadeva nei Paesi dell'Est. Il traffico di uomini è «veicolato» sino alla costa, ma quando arrivano sulle spiagge sono gli stessi clandestini ad acquistare pescherecci in disuso, facendosi pagare dai compagni di viaggio. I problemi sorgono quando si trovano in acque territoriali o contigue. Se l'imbarcazione è in buone condizioni le disposizioni imposte dal Viminale prevedono il respingimento e la scorta fino all'area internazionale. Se il comandante non esegue l'ordine viene arrestato per immigrazione clandestina e il mezzo è sottoposto a sequestro. Proprio per evitare queste conseguenze, nelle ultime settimane gli extracomunitari hanno utilizzato vecchie «carrette» e appena varcato il confine hanno chiesto soccorso, facendo scattare la procedura di emergenza ed evitando così il rischio di una denuncia.

 

 

 

 

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