Missione a Tripoli del Ministro degli Esteri.
Gheddafi a Frattini: mai più terrorismo

dall' inviato a Tripoli Vittorio Dell' Uva

Del 6 giugno 2003 da Il Mattino

Il processo avviato ad Aqaba ed accettato dai diretti interessati impone una nuova moderazione ai leaders arabi, spingendo a «riposizionarsi» Paesi che per loro natura «rivoluzionaria» avevano sostenuto i movimenti estremisti in Palestina. Sotto la sua tenda nella piccola roccaforte della caserma Bab Al Azyzya di Tripoli, il colonnello Gheddafi colloca senza ambiguità la Libia nel club in espansione dei nemici del terrorismo, chiedendo di partecipare al progetto di pace e di sviluppo del Mediterraneo.
È il volto pacato di Tripoli quello che viene mostrato nel corso di una conversazione di un’ora - interrotta da una telefonata di Berlusconi - con il ministro degli Esteri Franco Frattini, impegnato in vista della presidenza italiana della Ue in una missione che lo ha già portato in Marocco. Dalle sponde della «Jamairyia» vengono lanciati ponti verso l’Europa, sollecitata a guardare con molta più attenzione alla complessa realtà dell’Africasubsahariana e soprattutto al Maghreb che «va aiutato nel rispetto delle tradizioni». La marcia di Gheddafi verso il pieno reinserimento della Libia nella comunità internazionale è fatta di sobbalzi di entusiasmo, tra l’elaborazione di progetti di sviluppo per i più poveri tra i poveri dell’Africa e analisi politiche volutamente distaccate. Come quella affidata al ministro degli Esteri Shalgam per annunciare la correzione di rotta sulla questione palestinese, con l’abbandono della intransigenza nei confronti di Israele. «La Libia - dice il ministro - non confina direttamente con la zona del conflitto. Ma ai palestinesi che stanno gestendo queste loro questioni da soliauguriamo che con la pace ottengano i loro diritti, per noi sono liberi di decidere del proprio destino». Tripoli si tira fuori dal grande contenzioso della Terra Santa, prendendo atto che è con ben diverso spirito costruttivo che bisogna affacciarsi sulle rive del Mediterraneo. Shalgam, già ambasciatore a Roma per undici anni di seguito, appartiene a quell’area moderata del regime favorevole alle intensificazioni dei rapporti con l’Occidente. Ma più che mai esprime la strategia di riavvicinamento all’Europa ispirata dal colonnelloGheddafi.
L’Italia, da luglio alla presidenza dell’Ue, dà una mano nel proprio interesse e in quello più globale dell’Europa. Lo fa attraverso gli incontri di Tripoli di Franco Frattini tendenti a consolidare rapporti bilaterali definiti «eccellenti» ed il ricorso a più di un suggerimento agli interlocutori di Tripoli. Alla Libia che si mostra disponibile si chiede di essere in prima linea nella «lotta al terrorismo che costituisce la principale minaccia alla democrazia» e contemporaneamente si mostra grande attenzione per i passi che verranno mossi nel processo di integrazione». Alcuni passaggi vengono considerati obbligati. A cominciare da una maggiore operatività nell’azione di contrasto dei flussi delle immigrazioni clandestine che hanno riproposto a Roma qualche malumore nell’ambito della coalizione governativa dopo il ritorno della stagione degli sbarchi. L’Italia si impegna a promuovere la rimozione dell’embargo sull’acquisto di armi che impedisce alla Libia di dotarsi di «mezzi tecnologici che consentano di contrastare l’immigrazione illegale». In pratica è orientata in ambito europeo a consentire a Tripoli l’acquisizione di motovedette. Contemporaneamente offre aiuti nel settore della cooperazione ed ottiene una prima promessa di normalizzazione di natura finanziaria. Il governo libico promette di saldare parte del debito di seicento milioni di euro contratto con imprese italiane e mostra una certa disponibilità a concedere i visti di ingresso agli italiani espulsi nel ’70. Il pacco-dono che Tripoli riceve è fatto della conferma dei finanziamenti per la costruzione di un tratto dell’autostrada Tripoli-Bengasi e per un ospedale ortopedico. Presto poi tornerà in Libia «la Venere di Cirene» la cui restituzione era stata da tempo promessa.

 

 

 

 

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