Lettera aperta a Berlusconi sui crediti libici di Leone Massa

Del 23 maggio 2003 da L' Opinione

Al Presidente del Consiglio On.Silvio BERLUSCONI Palazzo Chigi Piazza Colonna 00187 R O M A

Roma 21 maggio 2003 Oggetto: Crediti delle imprese italiane nei confronti della Libia.

Carissimo Presidente, Colgo l’occasione per inviarLe questa mia lettera aperta con la quale desidero esprimerLe tutto il rammarico mio e delle imprese creditrici della Libia per quanto sta avvenendo circa la soluzione del problema del pagamento dei crediti. L’accordo da Lei sottoscritto a Tripoli il 28 ottobre dello scorso anno che prevedeva il pagamento da parte libica dei debiti verso le imprese italiane, ammontanti ad oltre 820 milioni di dollari degli anni ’80 più rivalutazione monetaria ed interessi legali, entro il 31 marzo 2003, è stato disatteso fin dai primi passi della sua attuazione ed alla fine bellamente calpestato e mandato in soffitta. A nulla sono valse le precedenti missive che testimoniano la nostra continua opera di vigilanza e di controllo, nonché i tentativi di sottolineare i rischi che affioravano sempre più chiaramente a seguito dell’ineffabile esperienza in fatto di trattative dei nostri funzionari della Farnesina.

La perdita di prestigio come Paese e come Governo quando si lasciano cadere nel vuoto accordi, sia in termini di contenuti sia di impegni precisi, sottoscritti dai nostri più importanti e rappresentativi vertici istituzionali senza un’immediata e virile presa di posizione offende non solo gli imprenditori creditori ma tutti noi come cittadini. Non è accettabile e consentito che strutture governative si mostrino solerti nell’impegno a promuovere nuove relazioni commerciali bilaterali con la stessa Libia senza che si sia risolto in maniera soddisfacente e senza ricatti il contenzioso pregresso. Né si può consentire ed essere fonte di remore ad un’azione decisa la difesa d’investimenti effettuati da una grande nostra azienda petrolifera per un gasdotto ed oleodotto per portare in Europa il gas ed il petrolio libico attraverso l’Italia, unica strada sicura e percorribile, perché a guadagnarci maggiormente è esclusivamente quel Paese. Non è altrettanto accettabile che per questi motivi ricadano sui contribuenti italiani gli indennizzi che il Governo Italiano sarà costretto, lasciando cadere gli accordi di Tripoli, a pagare a tutte le aziende italiane creditrici della Libia. Caro Presidente, se ci sei, batti un colpo!

Con stima Il Presidente

Leone Massa

 

 

 

 

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