Gli accordi con la Libia hanno già dato buoni risultati: l'Unità finge di non capirlo e prende una cantonata

Del 23 ottobre 2003 da Secolo d' Italia

ROMA - L'Unità ne fa un'altra delle sue. Di pessimo gusto, un'operazione tendenziosa che ha il solo scopo di buttare fango sul governo. Neppure la tragedia del mare ferma il quotidiano diretto da Furio Colombo. Anzi, quella tragedia diventa l'occasione per costruire una pagina scandalistica, tentativo maldestro di dimostrare che gli accordi sul controllo dell'immigrazione clandestina, siglati nell'ottobre 2002 da Silvio Berlusconi e Gheddafi a Tripoli, sono serviti unicamente a dare un po' di guazza al premier italiano, fotografato mentre imbraccia il moschetto.
Un boomerang. La tesi dell'Unità fa acqua da tutte le parti, viene smentita in un batter d'occhio, perché non ha ragion d'essere. È vero, in queste ore - come emerge dal racconto dei clandestini ospiti del centro d'accoglienza di Lampedusa - sarebbero centinaia i somali in attesa di lasciare la loro "casa-prigione" a Tripoli, dove vi rimangono anche un mese, o forse più. Si tratterebbe di una "base" operativa utilizzata dal racket che gestisce la tratta dei clandestini tra il Nord Africa e l'Europa. Il governo libanese, quindi, non c'entra nulla, giacchè i "viaggi" sono organizzati dalla malavita con ogni mezzo: di nascosto le persone vengono portate sulle spiagge e salpano all'improvviso su piccole barche, del tutto inadatte alla traversata. Al governo di Tripoli - lo voglia capire o meno l'Unità - non si può contestare nulla: ha dato un duro colpo alle organizzazioni criminali, ha sequestrato decine di pescherecci, ha bloccato la vendita di imbarcazioni e gommoni. Tutto questo nonostante ci sia il problema dell'embargo da parte dell'Unione europea, un embargo che impedisce al nostro Paese di collaborare fornendo le apparecchiature necessarie. Ma le cifre parlano chiaro: i trattati reggono e continuano ad essere efficaci. Nel 2003 sono approdati 11.670 clandestini a fronte del 19.320 dell'anno scorso. Quasi tutti sono approdati in Sicilia: gli arrivi sono stati 11.412, nel 2002 furono 14.097.
E queste sono cifre ufficiali, sulle quali nessuno può avanzare dubbi. Nemmeno l'Unità. Del resto, significative sono anche le parole del prefetto Alessandro Pansa, responsabile del Dipartimento immigrazione del Viminale: le strutture di cooperazione messe in atto con Libia e Tunisia non riescono ad andare oltre nel contrasto ai clandestini. "Non possiamo fermarli tutti, ma solo rallentarli", dice. Prima c'erano grandi navi condotte da professionisti, ora che queste organizzazioni sono state disarticolate i clandestini arrivano in modo disperato. Ma Pansa, insiste sull'importanza degli accordi con i Paesi di provenienza e transito, che "devono essere comunitari e plurilaterali", ma soprattutto "il peso dell'Europa dev'essere un peso di confronto tra l'Unione europea e l'Unione africana perché anche i Paesi africani si devono fare carico di questo problema, devono ricevere gli aiuti ma devono finalizzarli per evitare che le popolazioni più povere si avviino verso la migrazione". Ma non solo. Le pressioni migratorie sono così forti che è inutile cercare di mettere tappi a un flusso inarrestabile. Dunque "non si tratta di adottare sistemi di polizia ma di cooperare attivamente con i Paesi africani per risolvere lì problemi strutturali come il lavoro", aggiunge Pansa. Lo scenario che descrive è inquietante: "I Paesi del Nord Africa sono sottoposti a una pressione migratoria spaventosa, di gran lunga superiore a quella degli anni passati". È cresciuta l'instabilità economica e politica delle nazioni sub sahariane e dunque i migranti si mettono in viaggio a qualsiasi costo.

 

 

 

 

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