Accordo segreto con la Libia.
Aiuti italiani per contrastare i viaggi

di Guido Ruotolo

Del 21 ottobre 2003 da La Stampa

ROMA - "Ormai non è più un problema che riguarda il Viminale, nel senso che gli accordi bilaterali con i paesi rivieraschi del Mediterraneo sono rispettati. Anche quelli con la Libia e la Tunisia. Le filiere criminali che organizzano i viaggi dei clandestini sono state neutralizzate, centinaia di natanti sono stati sequestrati. Quelli che si avventurano in mare sono disperati disposti a rischiare la vita a bordo di imbarcazioni precarie, senza marinai in grado di governarle, di dirigere la prua verso terra, verso Lampedusa". Il prefetto Alessandro Pansa, al vertice della Direzione Centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere, commenta le ultime drammatiche notizie di cronaca sul fronte dell'immigrazione clandestina. E conferma che il vero problema per arginare le partenze dalla Libia resta quello discusso ma non risolto: la fine anche dell'embargo europeo, dopo quello dell'Onu. Nonostante i sospetti leghisti, dal Viminale arriva una implicita conferma che l'accordo del 4 luglio scorso siglato a Tripoli viene rispettato dalla Libia. Del resto, se ci fosse qualche problema lo stesso ministro dell'Interno, Beppe Pisanu, lo avrebbe denunciato in queste e invece dal vertice di La Baule, commentando il dramma di Lampedusa, si è appellato all'Europa e alla cooperazione dei paesi africani e asiatici nel contrasto all'immigrazione clandestina. La stessa opposizione si limita a chiedere (lo ha fatto il senatore Ds Butti) che il governo, il ministro dell'Interno Pisanu spieghi in Parlamento quali sono i problemi aperti con la Libia e la Tunisia. E Pisanu si è dichiarato pronto a intervenire alla Camera. I contenuti dell'accordo con la Libia restano segreti, nel senso che come tutti gli accordi bilaterali siglati in questi anni, le sue clausole sono riservate. Tripoli, poi, ha posto come condizione per accettare l'accordo la segretezza. Il prefetto Pansa rivela che nei giorni scorsi si sono tenuti incontri al Viminale tra una delegazione italiana e una libica (oltre che con i tunisini) "per organizzare i piani per il contrasto comune dei clandestini": "Con la Libia - precisa Pansa - vi è un'intesa di consulenza e di supporto diplomatico perché, stante l'embargo europeo, non è possibile fornire aiuti materiali al governo di Tripoli. L'Italia è impegnata a livello europeo per superare l'embargo perché la Libia ha bisogno di strumenti materiali per contrastare l'immigrazione clandestina". Prima che le dichiarazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlsconi, il 26 giugno scorso - "Manderemo nostri navi militari a presidiare le coste libiche" - mettessero a rischio l'intesa con Tripoli, una intesa che teneva comunque conto dell'embargo, l'accordo raggiunto, secondo quanto filtrava dalle indiscrezioni, indicava l'invio da parte italiana di una task force di poliziotti per un'attività di polizia giudiziaria e investigativa, e istruttori con mezzi anche aerei per pattugliare le frontiere interne del deserto, oltre che container e mezzi navali nelle acque internazionali. L'impegno delle autorità libiche, a partire da luglio, si è tradotto in una decisa azione di contrasto dell'immigrazione con l'invio nei paesi di provenienza di migliaia di clandestini. Proprio sei giorni fa, sono stati espulsi duecento egiziani con voli diretti al Cairo. "Quello che la Libia sta facendo in queste settimane - spiego il prefetto Pansa - non potrà continuare a farlo per molto tempo. Sta collaborando seriamente per impedire le partenze verso l'Italia. Anzi, solo per aiutare il nostro Paese sta portando avanti una politica suicida dal momento che non riesce a bloccare il flusso migratorio in ingresso dal deserto perché avrebbe bisogno di mezzi che non ha e che non è in grado di reperire se non viene superato l'embargo nei suoi confronti". Insomma, è come se la Libia fosse oggi una pentola a pressione, con quasi due milioni di clandestini su una popolazione di sei, che non apre la sua valvola di sfogo consentendo la partenza dei clandestini verso altre mete, l'Italia. Ma fino a quando, in queste condizioni, può onorare i suoi impegni con Roma ?

 

 

 

 

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