Ustica: scomoda verità

di Valerio Fioravanti

Del 5 settembre 2003 da L' Opinione

Ieri la prima pagina del nostro giornale ospitava due articoli sulle recenti ammissioni di Gheddafi in tema di terrorismo internazionale, dichiarazioni che hanno una particolarità: sono precise su attentati che hanno coinvolto la Gran Bretagna, gli Usa e la Francia, mentre sono invece del tutto evanescenti per altri attentati (Ustica e Bologna) che hanno colpito l’Italia. L’articolo di Vecellio ha messo in fila quasi come in un gioco dell’assurdo una lunghissima serie di auto-depistaggi subiti dalle indagini italiane per colpa del luogo comune che tutti i mali del mondo deriverebbero dalla Cia americana. Il secondo articolo, una lunga intervista di Capone all’ex sottosegrerio agli esteri protempore Zamberletti, contiene una precisa e molto ben circostanziata accusa al regime libico per i 165 morti su suolo italiano del 1980, con la premessa che tali eventi non verrebbero “confessati” da Gheddafi per non doversi sobbarcare altri indennizzi. Tutto questo è vero, ha senso, eppure non basta. La questione non è quello che fa Gheddafi, quello che confessa o non confessa, bensì quello che hanno fatto e fanno i paesi da lui bersagliati. Usa, Gran Bretagna e Francia hanno premuto fino in fondo la leva delle sanzioni, hanno fatto richieste ben precise, e alla fine hanno ottenuto risposte. L’Italia no.
 
Noi non otteniamo risposte perché non facciamo domande. Noi non otteniamo giustizia per le nostre vittime perché né i governi di prima, né quelli di durante, ne quelli di dopo se ne stanno interessando, o meglio, perché noi facciamo l’opposto di quello che hanno fatto gli altri paesi: mentre gli altri sono riusciti a creare pesanti difficoltà economiche a Gheddafi, i nostri governanti sostengono l’esatto contrario, ossia che se facciamo innervosire il leader libico le difficoltà economiche le avremmo noi. Semplificata in questo modo la questione ha qualcosa tra il surreale e il ridicolo, eppure, nonostante i 165 morti sullo sfondo, è così che l’hanno ridotta.

 

 

 

 

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