"Gli Usa abbatterono il Dc9: volevano uccidermi".
Le "rivelazioni" di Gheddafi sul caso Ustica

di Francesco Grignetti

Del 2 settembre 2003 da La Stampa

Roma - Il colonnello Muhammar Gheddafi ha una nuova verità sul caso Ustica. Ne ha parlato a lungo, nell'ultimo discorso alla nazione tenuto a Tripoli - durato oltre due ore e mezzo, di fronte a centinaia di funzionari dello Stato e dirigenti dei Congressi e Comitati in cui è strutturato il regime - in occasione del trentaquattresimo anniversario della rivoluzione libica. "Nel 1980 - ha detto il leader libico - furono gli americani ad attaccare e abbattere l'aereo civile che era in volo sull'isola italiana di Ustica. Gli americani credevano che ci fossi io su quel velivolo e per questo lo hanno attaccato". Il discorso è stato riportato dall'agenzia ufficiale Jana. Dunque sarebbe stato un agguato in piena regola a lui, l'uomo di Tripoli, che in quegli anni era il nemico numero uno. Un'operazione sporca condotta dall'aeronautica militare degli Stati Uniti. Finita nel sangue di 81 innocenti. E senza costrutto: perché Gheddafi, ovviamente, su quel volo Bologna-Palermo non c'era. Ma è verosimile che ci fosse ? Negli uffici giudiziari di Roma - dove s'è indagato per dieci anni e dove il giudice Rosario Priore ha concluso due anni fa una ciclopica ricostruzione - è in corso il dibattimento: imputati sono quattro ufficiali dell'Aeronautica italiana accusati di alto tradimento. Il procedimento per strage è stato archiviato, e si tocca con mano il disincanto. "Inverosimile che gli Stati Uniti pianificassero un simile assalto assassino a un aereo civile italiano. E altrettanto inverosimile, ove mai gli Usa avessero avuto intenzioni omicide, che gli apparati di intelligence indicassero la presenza di Gheddafi su quell'aereo. Un personaggio, peraltro, che certo non sarebbe passato inosservato. Ma questa accusa, di un attacco americano a Gheddafi finito male, non è la prima volta che risuona a Tripoli. Soltanto che le volte precedenti la ricostruzione era ben più articolata e, quella sì, verosimile. Si disse infatti - e la cosa fu provata - che quella notte si era alzato in volo un Mig libico. Il velivolo dirigeva da Tripoli verso Belgrado, dove era atteso dai meccanici jugoslavi che lo avrebbero revisionato in base a un contratto tra i due Paesi. Si disse anche che quel Mig avrebbe dovuto attraversare lo spazio aereo italiano. E che le autorità dell'epoca, in forza dei rapporti altalenanti con il colonnello, concedessero volentieri il transito in Italia. Si ipotizzò che forse la versione dell'aereo in transito per una banale revisione era di comodo. Che a bordo ci fosse Gheddafi in persona che si dirigeva verso qualche Paese d'oltrecortina. Non solo: si immaginò che Gheddafi, per ingannare le acque, sentendosi effettivamente braccato da americani e francesi, facesse volare in contemporanea diversi Mig (e qui si spiegherebbe la misteriosa caduta di uno di questi sulla Sila). Quell'agguato, comunque, se mai ci fu davvero, abortì perché l'aereo del colonnello improvvisamente cambiò rotta e attraversò d'urgenza (un avvertimento dei servizi segreti italiani ?) a Malta. Proseguirono forse gli aerei civetta. E tutto ciò è l'antefatto che è servito per giustificare lo scenario di una battaglia aerea - caro a chi crede che l'aereo precipitò per un missile - che sarebbe infuriata attorno al Dc9 Itavia. Non ci crede, però, il ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi: "L'abbattimento del Dc9 è stato causato dall'esplosione di una bomba collocata all'interno del velivolo, l'ipotesi del missile non ha trovato alcun riscontro".

 

 

 

 

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