Tripoli accetta la responsabilità.
Attentato di Lockerbie la Libia chiude il caso con un maxirisarcimento

Del 7 agosto 2003 da Corriere della Sera

Entro il 14 agosto la Libia chiuderà definitivamente il caso Lockerbie versando il risarcimento di 2,7 miliardi di dollari chiesto dalle famiglie delle 270 vittime. La notizia, dopo le prime indiscrezioni della stampa americana, è stata data ieri con ulteriori dettagli da Al-Sharq Al-Awsat , il giornale arabo edito a Londra, che cita fonti diplomatiche di Tripoli e Washington. L'accordo arriva quindici anni dopo l'attentato all'aereo della Pan Am, partito da Francoforte con destinazione New York, ed esploso sulla cittadina scozzese di Lockerbie. Gli Stati Uniti accusarono la Libia di aiutare il terrorismo, l'Onu decise sanzioni nei confronti del paese nordafricano, ma nel 1999 ci fu una prima svolta quando il colonnello Gheddafi si offrì di consegnare i due colpevoli della strage, legati ai servizi segreti libici: uno di loro, Mohmed al-Megrahi, fu condannato nel 2001 dal tribunale scozzese competente dell'inchiesta. L'accordo con i familiari delle vittime prevede il deposito della cifra prevista su un conto della Banca per i regolamenti internazionali a Ginevra e la successiva ammissione formale di responsabilità da parte della Libia alle Nazioni Unite. Alla domanda specifica posta da un giornalista della Abc , Gheddafi ha preferito domenica scorsa non rispondere. Ma il ministro degli Esteri Abdel-Rahman Shalqam, già in aprile, aveva annunciato l'intenzione di accettare la "responsabilità civile" dell'attentato. Lo stesso Colonnello, nella sua intervista, ha definito i terroristi di Al Qaeda "persone folli e insensibili". Lo "sdoganamento" che Gheddafi vuole ottenere con questa iniziativa potrebbe portare a una graduale eliminazione delle sanzioni internazionali nei confronti della Libia. Anche se fonti statunitensi interpellate dalla Associated Press prevedono "discussioni prolungate" sulle future relazioni. La Libia è al momento inserita nella lista del Dipartimento di Stato relativa ai paesi che sponsorizzano il terrorismo. E così, chi ha il passaporto americano non può andare a Tripoli e dal 1986 alle corporation petrolifere è vietato fare affari nel ricco mercato libico. Una situazione che piace poco alle lobby statunitensi dell'oro nero. Dovesse cambiare il regime dei rapporti tra Bush e Gheddafi, con un alleggerimento o addirittura l'abolizione delle sanzioni, si modificherebbero anche le relazioni con l'Unione europea. Per esempio, diventerebbe più facile per l'Italia mettere a punto efficaci accordi di cooperazione e prevenzione sul tema caldo dell'immigrazione clandestina. Gli accordi economici tra Roma e Tripoli sono proseguiti e hanno sempre avuto un certo successo. Solo negli ultimi giorni si possono citare due iniziative. La recentissima visita del presidente e dell'amministratore delegato di Capitalia, imperniata sul programma di privatizzazioni del paese nordafricano e l'annuncio della partecipazioni di diverse aziende italiane a una fiera tecnologica che avrà luogo a Bengasi in ottobre. Per non parlare dei megacontratti conclusi nel settore energetico dal gruppo Eni, gli ultimi con Saipem e Snamprogetti. Proprio ieri sono cominciati in Sicilia i lavori per il gasdotto sottomarino che collegherà la costa di Gela alla città libica di Mellitha.

 

 

 

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