Il Cavaliere sotto la tenda: com'è ? Lo scriverò in un libro

dall' inviato Paolo Di Caro

Del 29 ottobre 2002 da Corriere della Sera

TRIPOLI - Sotto la tenda, la mitica tenda dove il leader riceve i suoi ospiti, fa un caldo pazzesco. Ed è buio, pure. Raccontano così che Muhammar el Gheddafi, dopo 20 minuti di faccia a faccia condotto con il sorriso sulle labbra e con una lama (metaforica) al posto della lingua, si sia alla fine intenerito: vedendo Silvio Berlusconi sudato e non esattamente a suo agio, gli ha chiesto dolcemente se non gli fosse piaciuto continuare a parlare fuori, nei prati di Bab el Azizia, la sua residenza, sotto le fresche palme, i solenni pini, i ricchi eucaliptus accanto ai quali pascolano dromedari. Non è dato sapere se sia l'unico della lunga giornata, ma certo è stato un momento di grande entusiasmo quello in cui il Cavaliere ha risposto che sì, sarebbe stato bellissimo uscire di lì, e passeggiare all'aperto…E così è proseguito per un'altra ora abbondante il primo incontro (il secondo si è consumato a cena) di Berlusconi con il colonnello. Fuori, con la vista sulla casa bombardata di Gheddafi, con le delegazioni a fare da corona, il colloquio è stato certamente "cordiale, cordialissimo", come assicura il portavoce del premier Paolo Bonaiuti, ma altrettanto arduo, difficile. Una faticaccia, insomma, scandita da momenti tesi e attimi in cui i pesanti dossier venivano quasi sbattuti sul tavolo. Sarà per questo che Berlusconi, pur se a suo modo affascinato da un leader in un certo senso leggendario (conosciuto finora solo tramite telefono, ma già invitato in visita ufficiale in Italia), non si è lasciato andare molto nei giudizi: "Com'è Gheddafi ? Quando smetterò di governare, scriverò un libro di memorie e certamente ne parlerò. Abbiate un po' di pazienza…". E però si capisce che il colonnello, vestito in tunica marrone e con la rossa "taghiya" sul capo, pronto ad accoglierlo sulla soglia per la cena e a riaccompagnarlo fuori dalla residenza seduto in auto accanto a lui, lo ha colpito: quel suo mostrargli le ferite delle mine ("Mi ha fatto vedere il braccio, sì, me l'ha mostrato") quel suo parlare dei morti in famiglia (il cugino, lo zio) glielo hanno fatto apparire vero. Di più: "Appassionato", dice un poco rapito il Cavaliere.

 

 

 

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