Omaggio a Gheddafi. La Venere di Cirene torna in Libia
di Pamela Dell' OrtoDel 24 ottobre 2002 da Libero
MILANO – Reclamata da Gheddafi, la statua della Venere di Cirene, si appresta a tornare in Libia. Fonti del Ministero dei Beni Culturali ieri hanno fatto sapere che l’opera sarà riconsegnata al Paese nordafricano in occasione del viaggio di Silvio Berlusconi a Tripoli, in programma per lunedì prossimo. La restituzione era già stata disposta dal dicastero guidato da Giuliano Urbani con provvedimento pubblicato sulla G.U. del 14 agosto scorso (“Il Ministro per i Beni e le Attività Culturali – vi si leggeva – ha decretato il passaggio del demanio patrimoniale dello Stato della statua marmorea acefala di Afrodite, in vista del trasferimento presso gli istituti museali della Repubblica di Libia”), ed ora – informano al ministero – l’opera d’arte è stata imballata in vista del trasbordo ed affidata alla cura dei magazzinieri del Museo Nazionale Romano. Opera del IV secolo A.C., realizzata come copia di un modello greco, è alta 165 cm, la raffigurazione della dea dell’amore (Afrodite per gli antichi greci, Venere per i romani), era custodita in Italia da circa duemila anni, da quando era stata rinvenuta a Cirene ed è stata “musa” ispiratrice di artisti italiani, tra i quali Raffaello. Contestata dall’ex sottosegretario ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi, la restituzione, secondo le motivazioni ufficiali rese note dalla Gazzetta, è stata disposta dal ministero in considerazione della “opportunità sotto il profilo culturale-scientifico di procedere a una collocazione del reperto presso il contesto originario di appartenenza”. Tre anni fa, il 2 dicembre 1999, in un incontro con il colonnello libico a Tripoli anche Massimo D’Alema fece il beau geste di rendere al governo nordafricano una statua per “sanare una ferita” risalente al conflitto italo-libico del 1911 ed alla successiva colonizzazione in terra africana (per cui Tripoli insiste a chiedere ancora i danni). L’allora premier riconsegnò la “Venere di Leptis Magna”, opera del II secolo D.C. della quale Italo Balbo, in veste di governatore della Libia durante il Fascismo, aveva fatto omaggio al maresciallo dell’aeronautica tedesca Hermann Goering.
